PIEVE DI SANT'APPIANO

La pieve di Sant'Appiano si trova nell'omonima località del comune di Barberino Val d'Elsa, in provincia di Firenze, diocesi della medesima città. È dedicata al santo a cui tradizionalmente viene attribuita l'evangelizzazione della Valdelsa. È l'unico edificio nel contado fiorentino che conserva resti di un battistero autonomo rispetto alla chiesa, soluzione che nella zona a sud dell'Arno si trovava solo nelle pievi di Sant' Alessandro a Giogoli, San Piero in Bossolo, nella Pieve di Coeli Aula e nella pieve di Empoli. Oggi del battistero restano solo quattro pilastri, memori della pianta centrale dell'edificio abbattuto nel 1805 in seguito a un terremoto. La pieve conserva le tracce di due fasi costruttive: le archeggiature che dividono la navata a sinistra appartengono al X-XI secolo, come l'abside decorata a fornici e la sopraelevazione della navata ritmata da archetti lombardi; le archeggiature di destra sono state ricostruite in cotto dopo il crollo del campanile, avvenuto nel 1171: le forme sono più slanciate, i capitelli sono scolpiti con foglie stilizzate e i volti umani resi realisticamente. La pieve nel 990 entrò a far parte dei possessi del Vescovo di Firenze[1] ma la sua origine è molto più antica come si può dedurre dai caratteri protoromanici dell'interno[2]. Già nell'XI secolo presso la pieve aveva sede una compagnia Laicale e un capitolo di Canonici, come succedeva in tutte le pievi[3]. Nel 1101 La pieve è ricordata come un insediamento fortificato[4]. Successivamente, forse a causa del terremoto del 1171 che distrusse gran parte della chiesa e che viene ricordato da una lapide posta nell'architrave di un portale[5], non viene più appellata come castrum. Nel XIV secolo alla pieve facevano capo ben 24 chiese suffraganee grazie alle quali la chiesa godeva di ottime rendite[6] spesso esentate dal pagamento delle tasse per concessione apostolica[7] e pertanto era appetita da importanti prelati: sono da ricordare il pievano Guiscardo che nel 1188 è citato in un atto della badia di Marturi[5], il pievano Gualtiero presente al Sinodo diocesano nel 1286[8], ma già ricordato nel 1268 quale delegato papale. Sempre nel XIV secolo risulta patrona della chiesa la famiglia Gherardini di Firenze che avevano base nel contado in vari castelli tra cui Montagliari ed il vicino Linari, tra i cui rappresentanti veniva spesso scelto il pievano[5]. Tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV secolo la chiesa venne affrescata internamente[3] ma in seguito dovette avere dei problemi economici tanto che nel 1422 in occasione di una visita apostolica venne giudicata plebes misera[5] e nel 1446 non risulta che fosse retta da nessun pievano[5]; per evitare la rovina la famiglia Gherardini negli anni successivi fece realizzare i restauri necessari. Nel 1776 la torre campanaria, che era pericolante, venne demolita ma il campanile venne ricostruito solo nel 1852; nel 1843 venne rifatto il portale in facciata[9]. Tra il 1891 e il 1893 vennero sistemati sul piazzale antistante i resti del battistero crollato nel 1805

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